L’articolo 2635 del Codice Civile: Le novità introdotte dal reato di corruzione fra privati
L’articolo 2635 del Codice Civile, modificato dalla legge 190 del 2012, ha introdotto un’innovazione significativa nel panorama dei reati corruttivi, estendendo il concetto di corruzione dal settore pubblico a quello privato. Il fenomeno, molto diffuso, in cui i responsabili degli acquisti in grandi aziende approfittano della loro posizione decisionale per ottenere vantaggi dai fornitori di beni e servizi, potrebbe finalmente essere contrastato. La previsione di severe pene detentive per la persona fisica agente è stata accompagnata dall’introduzione del reato stesso nella lista dei cosiddetti “reati presupposto”, con le conseguenze sancite dal D.lgs. 231/2001. Il doppio regime sanzionatorio promette di contrastare efficacemente un fenomeno diffuso, tollerato dal punto di vista penale ma dannoso per il conto economico, la reputazione e l’efficienza dell’azienda che ne è vittima.
Le difficoltà nell’emersione del reato: la procedibilità a querela della persona offesa
Tuttavia, l’efficacia del contrasto è destinata a rimanere sulla carta a causa della previsione della procedibilità a querela della persona offesa. Questa scelta è stata motivata dalla possibile ritrosia delle aziende vittime di comportamenti illeciti dei propri dipendenti a manifestare pubblicamente le lacune del proprio sistema di controllo. Questa scelta ha reso inefficace l’emersione del fenomeno criminale, limitando la querela all’azienda colpita.
La svolta potrebbe arrivare dagli organismi di controllo aziendale
Nel nuovo regime, viene da chiedersi quali saranno le reali prospettive di applicazione del reato di corruzione fra privati. La procedibilità d’ufficio presuppone che chiunque abbia notizia del reato sia obbligato a farne denuncia. Nella fattispecie del settore privato, chi potrebbe essere il soggetto che verrà a conoscenza del reato? In primo luogo, abbiamo la stessa azienda colpita dal reato di corruzione. In tale situazione, possiamo solo pensare che la ritrosia finora dimostrata si manterrà tale e quale. Tuttavia, la vera svolta potrebbe arrivare dall’attività normalmente svolta dagli organismi di controllo aziendale, come il collegio sindacale o l’ufficio dei revisori. Questi, venendo a conoscenza di un reato procedibile d’ufficio, difficilmente verrebbero meno all’obbligo di denuncia.
L’importanza di un efficace modello organizzativo per prevenire comportamenti illeciti dei dipendenti
L’importanza di un efficace modello organizzativo 213 è confermata, questa volta anche nell’azienda vittima del reato. Poter intervenire efficacemente ed in tempo, esercitare una vigilanza costante e precisa, oltre a scoraggiare comportamenti infedeli dei dipendenti, può aiutare a risparmiare figuracce.
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